giovedì 18 marzo 2010

Fa più o meno male della nicotina, la donna? (Pirandello)

Cantami o Diva del blogger Sèrola l'ira funesta
che infiniti addusse trifolamenti di zebedei,
molti, era tempo!, a Curinald incivili travolse vicini,
e poi cani e augelli e non dimentichiamoci i gatti!

A citazione rispondo con citazione, e, per semplificare, sì: la donna, se incazzata, fa molto molto più male della nicotina!

Sono una persona irascibile. Molto irascibile. C'ho questa figura bassetta e morbidotta da pelouche (peli compresi) e questa faccia ingannevole da maestrina, con le guanciotte, il perenne sorriso e l'aria svagata, che possono indurre le persone ad un fatale errore di valutazione del loro avversario. In realtà posso essere incazzosa e repentina come una vipera calpestata! Anche senza essere calpestata, a volte. Chi mi conosce bene lo sa, ed i più saggi evitano con cura di accendere quella mia miccetta sempre troppo corta, a meno che non abbiano sottomano di che placarmi, cosa che di solito implica una bella dose di affetto o palliativi alimentari tipo cioccolata e/o alcool (sì lo so, con le vipere si deve usare il latte, ma io mi avvalgo del mio status di donna-sapiens-sapiens per scegliermi da sola i miei sedativi, e attenzione perchè l'essere donna, il libero arbitrio e l'autodeterminazione sono argomenti per cui m'incazzo spesso e volentieri).


martedì 16 marzo 2010

N'n gna faccio! (post noioso)

No, ci provo ma proprio n'n gna faccio, è un mese e passa che ho un post (politico incazzoso) che mi suppura nelle bozze ma non riesco proprio a finirlo, ci giro intorno ma il momento di massima creatività che ho avuto è stato quando c'ho messo un puntoevirgola...

Troppi impegni, troppi pensieri, troppo facebook? Macchè, avrei tutto il tempo per coltivare le mie ambizioni letterario-bloggeristiche, è che sono apatica. E' un periodo così, banalmente tranquillo: un susseguirsi di giorni vagamente sconclusionati, nè orribilmente tristi nè strepitosamente felici, in cui mi sento semplicemente sopravvivere, che è vibrante ma nebbiosa aspettativa di non si sa bene cosa ma anche sotterraneo timore, soprattutto se detta quiete letargica arriva dopo un periodo decisamente denso di piccoli e grandi sfighe e dolori.

Insomma, è peggio annoiarsi o stare male?
(La mancanza della terza alternativa non è casuale, ma va ricondotta all'indomito ottimismo che mi contraddistingue: del resto, un pessimista non è altro che un ottimista con esperienza!)