lunedì 7 dicembre 2009

Wounded Knee (people are fragile things, you should know by now)


Gli Editors hanno ragione: la gente è fragile, dovremmo saperlo e stare attenti a quello a cui la sottoponiamo. Cerco sempre di tenerlo a mente, ma a volte purtroppo me ne scordo. Soprattutto quando riguarda me stessa: diciamo che ho la tendenza a sopravvalutare le mie forze!

Stavolta, sorda alle implorazioni del mio menisco, ho trascinato Silent e le mie vecchie membra stanche in una tre giorni di fuoco a Roma, inanellando il concerto degli Editors, un giro della capitale e la manifestazione del No B Day. In teoria non doveva essere nulla di troppo atletico: avevamo prenotato un B&B vicino al Teatro del concerto, che dalla cartina risultava ubicato in culo all'urbe, per poi muoverci sempre usando i mezzi pubblici. Non avevamo però fatto i conti con l'oste, in senso letterale!
Appena scesi dal treno, troviamo ad attenderci il solertissimo albergatore, che tra un Ahò e una pacca sulla spalla ai tassisti in fila ci annuncia felicissimo di averci tenuto posto, allo stesso prezzo stracciato, in un suo nuovissimo hotel proprio in centro. L'albergo è effettivamente centralissimo, la camera a dir poco lussuosa, il personale gentilissimo... solo che quando chiediamo indicazioni su come raggiungere il teatro, suscitiamo reazioni preoccupate: "ah regà, q.lla zona llà nun è pproprio bbella 'a notte, sete sicuri che c'avete pproprio d'annà?" Si, siamo sicuri. "Vabbè, è fascile: prennete er tram n.14, scennete ar capolinea d'a prenestina, annate su dritti pe viale tojatti e poi traversate. Ma me raccomanno, regà, non date confidenza, non state a sentì a nessuno!"


Ok, prendiamo il cestino da portare alla nonna, tiriamo su il cappuccio rosso e ci avviamo saltellando. Scennemo ar capolinea, annamo su dritti per viale, non damo confidenza al lupo (anfame!), e dopo una discreta sgambata in mezzo ad una specie di tundra (che disseminiamo di mollichine per il ritorno), arriviamo finalmente al Teatro. Ci fiondiamo dentro, e la nostra audacia viene premiata da un concerto godibilissimo già con le esibizioni dei gruppi spalla, Wintersleep e Maccabees, che danno due interpretazioni diversissime ma coinvolgenti del rock alternative (i primi mi sono piaciuti di più per gli echi indie rock, i secondi non avrebbero sfigurato al Summer Jamboree).

Sul palco, decorato di strani pupini (cultori del Gormiti anche loro? mah...), arrivano poi Tom Smith & Co. Un'ora e mezza di musica e divertimento, fra vecchi successi e nuovi pezzi più elettronici che, dal vivo, rendono decisamente meglio: in this light and on this evening, an end has a start, you don't know love, bones, bullets, the boxer, the big exit, escape the nest, eat raw meet=blood drool, smokers outside the hospital doors, like treasure, when anger shows, the racing rats, you are fading, bricks and mortar, walk the fleet road; e come bis munich, papillon, fingers in the factories. Ho cercato di stare buonina, ma quando hanno attaccato la mia preferita non sono riuscita a trattenermi ed ho iniziato a saltare come il resto del pubblico, che si è scaldato poco alla volta ma poi non s'è più fermato. Risultato: grande produzione di endorfina, ma rotula dispettosamente rotulata fuori posto...

Seguendo le mollichine sotto una pioggerella fastidiosa ce ne torniamo (più o meno zoppicando) alla fermata del bus e scopriamo con orrore che non passano più tram, i bus sono tutti diretti al magazzino, e di quello notturno non v'è traccia. Aspettiamo un po', poi dobbiamo accettare la triste realtà ed avviarci a piedi verso il centro. 7 km di bestemmie evitate grazie al grande cuore dei romani ed alla mia faccia da cu..riosona: incontriamo infatti uno che fa benzina ed io gli chiedo sfacciatamente se ci può dare uno strappo in centro. Purtroppo è praticamente arrivato a casa, ci dice, e ci conferma comunque che la direzione è giusta. Magra consolazione, lo ringraziamo e ripartiamo. Però dobbiamo avergli fatto pena, perchè dopo pochi metri sentiamo un'auto che accosta: è lui che, impietosito, ci porta fino alla stazione Termini. Peccato non sapere il suo nome, ma lo ringrazio comunque di nuovo: caro automobilista biondo che hai raccattato 4 infreddolite creature, raccontandoci che ti saresti sposato sabato e che quindi tanto non avresti dormito, ancora mille mille GRAZIEEE!

Il giorno dopo, superato il disorientamento di risvegliarci in una stanza tutta tempestata de stucchi e coi tendaggi di broccato rosso, partiamo per visitare Roma Capoccia. Piove, cerchiamo di fare gli indifferenti coi nostri k-way, ma alla fine cediamo alle intemperie e ci rifiugiamo da amici emigrati per un pomeriggio casalingo all'insegna dell'aggiornamento gossip sul natio paesello. Torniamo in albergo in un clima da blade runner, fra pioggia, vetrine illuminate per il natale coi barboni raggomitolati sotto, pochi passanti infreddoliti in balia del traffico impazzito, ed uno schieramento impressionante di forze dell'ordine già in tenuta antisommossa a vigilare piazze deserte... Roma, nun fa la stupida stasera!



Sabato invece le divinità della protesta civile sono decisamente dalla nostra parte, segno che il meteo è un grumo eversivo di sinistra. Ne approfittiamo per fare un giro veloce ad ammirare Fori e Colosseo baciati dal sole e fingerci tranquilli vacanzieri. Tuttavia qualcosa ci tradisce (non so se il capello lungo da dissidente di Silent oppure la mia mise viola da capo a piedi), tanto che veniamo accostati da due impavidi rappresentanti dell'ordine che ci chiedono i documenti, li osservano, ci intimano di aspettare e spariscono per un quarto d'ora buono! Dopo essere stati doverosamente schedati, ci rechiamo in Piazza della Repubblica, dove il popolo viola inizia a radunarsi. Ci raggiunge il più grande blobber da manifestazione che la blogosfera ricordi, armato di macchina fotografica e spirito critico, e ci avviamo.



A parte i nuclei organizzatissimi dei pochi partiti che hanno aderito ufficialmente alla manifestazione, c'è di tutto: dai ragazzini ai vecchi, donne uomini bambini, con manifesti di tutti i tipi (la maggior parte fatta in casa con innegabile arguzia) e tutte le sfumature di viola. L'atmosfera è battagliera ma festosa, ci sono musica e balli ma anche sonore invettive contro il nostro Premier e tutta la classe politica italiana in genere. Mi guardo intorno e vedo gente che sciama da tutte le parti, e già sogghignamo al pensiero dei numeri ridicoli che darà la Questura: detto fatto, secondo loro eravamo solo 90.000, ma io c'ero ed all'arrivo al Piazza San Giovanni non riusciamo neppure ad entrare, dobbiamo raggiungerla dalla strada laterale ma anche così avvicinarsi al palco è impossibile.

Salutiamo il blobber e ripartiamo con un dubbio ed una speranza. Il dubbio riguarda la reale incisività della manifestazione: ok eravamo una marea, ma nulla comunque in confronto alla maggioranza silenziosa degli italiani, quella che crede a tutto quello che passa la TV e che coltiva un il proprio orticello ostentando ermetico menefreghismo agli ideali ed ai problemi del paese (salvo non esserne direttamente toccati, nel qual caso trovano facilmente un capro espiatorio negli immigrati, nei comunisti, nel nemico pubblico di turno additato dai mass media). Loro non manifestano, non partecipano, non domandano: sanno benissimo che il re è nudo (e va a mignotte coi soldi pubblici) ma non gliene importa (anzi lo invidiano) finchè gli assicura la giusta razione di promesse strabilianti, benessere micragnoso e rassicurante stabilità. Per loro noi contestatori saremo sempre dei girotondini patetici, e finchè così sarà alle urne loro voteranno compatti mentre noi continuiamo a disgregarci in una costellazione di stelle minori: tanto per dire, al No B Day c'erano sigle come il Partito Marxista Leninista Italiano, i Collettivi Comunisti, le Brigate della Resistenza... erano vecchi già nel 1946, qualcuno li aggiorni per favore!!

La speranza riguarda proprio noi patetici girotondini: magari questa manifestazione così anomala, nata dalla Rete e dalla gente comune in netto contrasto con gli ammuffiti partiti di opposizione (tutti così presi da scambi di favori e lotte di potere da non essere più in grado di vedere come la gente reale sia ormai totalmente alienata dalla loro politica) servirà a scuoterli dalla loro spocchiosa sicumera, e costringerli a pensare che, alle prossime votazioni, potrebbe vincere il partito della scheda viola. La mia speranza (flebile, ingenua, idealista quanto volete) è che il popolo viola abbia dato uno scossone non tanto al Berlusca (capirai...) quando alla nostra mummificata opposizione: "«La regina del mondo» – ossia la forza dell’opinione pubblica così come viene definita in un bel libro del sociologo francese Jacques Julliard (Il Mulino) – s’è presa la scena, l’ha tolta ai partiti, s’è fatta rincorrere da quelli. E se quelli le arrancano dietro claudicando sulle proprie gambe invecchiate e novecentesche, la ”regina” s’è mossa con grande forza e agilità grazie al suo super-turbo che si chiama web".


Per cui attenzione, voi mummie che non riuscite neppure più a fingere di fare opposizione: magari non riusciamo a cacciare Berlusconi, ma voi sì... L'elettorato di sinistra è fragile, dovreste saperlo: pensateci bene a cosa ci state facendo passare e... occhio alle conseguenze!






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