Ho un rapporto ambivalente coi graffitari: da una parte, mi piacciono tantissimo i disegni (io che non sono capace manco di dare una parvenza 3D al solito ometto con la testa a palloncino ed il corpo a filo), mentre ho una schietta antipatia per i tag (uno che ricopre ogni centimetro di muro con una sigla non è un artista, solo un grafomane triste e ossessivo-compulsivo) come pure per le varie dediche e invettive. Insomma, fatta salva l'umana empatia per le sofferenze altrui, in fondo a me e agli altri 6 miliardi di persone non ce ne può fregare di meno se un anonimo Pinco Pallino ritiene che X sia uno stronzo o Y una p... escort: caro Pinco, molla il pennarello o spray, munisciti di coraggio e risolvi la cosa fra di voi!
Però da circa un mesetto, durante i miei lunghi andirivieni dal lavoro, mi sono appassionata ad una storia tristissima che si sta lentamente dipanando a furia di iscrizioni sui vari muri e muretti della città con una raffineria dentro. E' cominciato tutto sul muro di un palazzo, dove il Pinco di turno confessava di aver indotto un suo amico a fumare per dividerlo dalla ragazza. Quello che mi ha colpito non sono stati nè i caratteri cubitali della scritta, nè l'impressionante percentuale di errori grammaticali pro parola, nè l'indubbio messaggio salutistico (eh, i danni del fumo...). Quello che mi ha fatto rallentare è stata la chiusura: "lei non verrà mai a sapere". O lei è ancora più analfabeta dello scrivano, oppure si è trasferita, altrimenti -ho pensato- la città con la raffineria dentro non è sterminata, c'è il rischio che qualcuno degli indigeni capisca di chi si sta parlando.
Detto fatto: da quella volta, ogni giorno i muretti si arricchiscono con un nuovo capitolo della saga, che ora conta apporti da ben tre calligrafie diverse. Si è partiti con un minaccioso "dove sei, tombeur de femme, culo stretto?" presumibilmente autografo del del fumatore passivo alquanto incazzato, che ha costretto l'incauto e ormai braccato Pinco a completare la sua confessione con dettagli sparpagliati per tutta la città, attraverso i quali si ricostruisce una storia che farebbe invidia agli sceneggiatori di Bruttifool: l'ha fatto fumare su commissione dei suoi genitori che non vedevano lei di buon occhio, poi come se niente fosse sono andati in montagna, ha fumato ed è caduto col motorino nel porto, aveva solo 17 anni ed ha perso tutto (Ndr: anche il motorino, certo), perchè l'hai fatto? eri il mio migliore amico... eccetera eccetera
Ogni volta, il nuovo graffito attribuibile a Pinco si conclude con la frase "lei non verrà mai a sapere": ora io non sono certo una fine psicologa, ma se uno vuole mantenere un segreto non va mica a scriverlo sui muri, il che mi fa pensare che lo scrivano, più che da una granitica certezza, sia animato dalla speranza che invece lei venga a sapere tutto, e che la sua catarsi possa finalmente avere luogo! Ah pathos, ah psicodramma! Se non fosse per le feroci sgrammaticature che solleticano il mio cinismo, la storia potrebbe suscitarmi le stesse emozioni del monologo di Lady Macbeth. In fondo, si tratta di un dramma archetipico: l'amicizia tradita, il segreto svelato, l'espiazione pubblica della colpa!
Ora ogni mattina percorro il mio itinerario con occhi nuovi, bramosa di leggere il nuovo capitolo graffittaro. L'unico dubbio è se la storia arriverà a conclusione prima che io perda il lavoro, cosa prevista più o meno per fine mese. Quasi quasi, prendo un pennarello ed inizio a chiedergli dettagli per raggiungere l'epilogo più in fretta. E poi, ovviamente, vissero tutti felici e contenti!
La pupa e il secchione
2 mesi fa
2 commenti:
Passo per Falcatraz anch'io quasi tutti i giorni ed ho notato lo sgrammaticato "lei non verrà mai a sapere". Se perdi il posto mi preoccuperò di aggiornarti su eventuai sviluppi. Allegherò foto.
grazie Lollo, è un sollievo! :)
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