martedì 13 ottobre 2009

La Doppia Ora


Le 16.16: un'ora doppia, lo stesso numero che si ripete. Un momento magico in cui il tempo sembra duplicarsi, ed offrire la possibilità di lasciare da parte il tracciato della propria vita per addentrarsi in nuove strade, nuove possibilità. E' un attimo in cui tutto sembra possibile, e allora nasce l'impulso di esprimere un desiderio, come quando si vede una stella cadente, anche in coloro che non credono più ai miracoli.

Questo fine settimana sono andata a vedere il primo lungometraggio di Giuseppe Capotondi, regista mio concittadino, di cui però non avevo mai sentito parlare fino a quando il suo film lo ha proiettato al centro dell'attenzione nazionale ed internazionale, con l'ottima accoglienza della critica ed il premio all'interprete femminile all'ultima Mostra Internazionale dell'Arte Cinematografica a Venezia.

Smuficchiando curiosa prima di andare al cinema, ho scoperto che in realtà avevo già conosciuto ed apprezzato il suo approccio particolare di regista, che osserva le angosciose insicurezze della vita umana con attenzione esterna, ma mai estranea, in alcuni dei video musicali più belli che io conosca (come Crystal Ball dei Keane).



Lo stesso sguardo partecipe sulle contraddizioni delle persone e dei sentimenti (che si unisce anche una particolare sensibilità per luci e fotografia, e ad un gusto per il thriller psicologico già da molti critici definito "hitchcockiano") si ritrova ne La Doppia Ora: un film con interpreti bravissimi (fra cui l'ormai famoso Filippo Timi, attore e scrittore di grande talento nonchè, suo malgrado, nuovo sex-simbol della blogosfera italiana) che con la loro intensa partecipazione danno corpo e credibilità ad una storia che intreccia solitudine ed incontri, fiducia e disincanto, angoscia e speranza, in cui niente è come sembra e di cui mi rifiuto tassativamente di raccontare anche in minima parte la trama, altrimenti lo spettatore non riuscirebbe a partecipare alla ricerca di senso e significato che pervade la storia. Vi dirò solo che sembra un noir, sembra un horror, sembra una storia d'amore, e alla fine ti lascia con la sensazione che la vita è esattamente come descritta nel film, e che per viverla davvero ci vuole il coraggio, nonostante tutto, di restare umani.

Todo aquel que piense que la vida siempre es cruel,
tiene que saber que no es asi,
que tan solo hay momentos malos, y todo pasa.
Todo aquel que piense que esto nunca va a cambiar,
tiene que saber que no es asi,
que al mal tiempo buena cara, y todo pasa.


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