mercoledì 8 ottobre 2008

Il Metodo Antistronzi (Parental Advisory, contiene molte volte la parola stronzo)


Sempre nella scia dell’autoreferenziale che diventa la base per considerazioni di interesse generale (si spera), prendo spunto dalla supermega et ingiustificatissima ciga che mi sono presa oggi in ufficio dal numero 2 dell’azienda, che mi ha anche dato della testa di cavolo (bah, ci sono insulti molto più efficaci, questo sembra quello di un bambino di 5° elementare...) per parlare di un altro libro, che consiglio vivamente a tutti coloro che si trovino in contatto con una persona catalogabile come “stronza”.

Praticamente, lo consiglio a tutti!

Si tratta del “Metodo Antistronzi” di Robert I. Sutton. Scritto in modo estremamente piacevole e scorrevole, nonostante la mole di dati, nomi, esempi e informazioni usate per avvalorare la tesi dell’autore, è un manualetto che insegna come riconoscere gli stronzi (compreso quello che si cela in ognuno di noi), dimostra quanto codeste persone siano nocive in termini di redditività aziendale, e propone alcune semplici tattiche per disfarsene (se possibile) o difendersene.

Il fulcro della teoria di Sutton, sviluppatosi dalle sue esperienze pratiche ed elaborato a partire dal 2004, quando venne incluso fra le “20 idee rivoluzionarie per l’economia del futuro” individuate dalla Harvard Business Review, è che la presenza di uno stronzo nell’ambito lavorativo va vista come un male non necessario ed evitabile, sovvertendo il cliché per cui un capo (o un collega) deve essere stronzo per ottenere il massimo dai suoi subordinati (o colleghi).

Innanzitutto si definisce il concetto di stronzo: in ogni ufficio (come in ogni gruppo) c’è sempre qualcuno che non ci sta simpatico o ci mette a disagio se non proprio in grosse difficoltà, ma bisogna distinguere tra semplici antipatie personali, o comportamenti sgradevoli dovuti magari ad un periodo particolarmente stressante (nel caso dei cosiddetti “stronzi temporanei”). Tutti possono comportarsi male se hanno avuto una giornataccia, ma i veri “stronzi patentati” si riconoscono in quanto “personalità distruttive, autentici oppressori per vocazione e professione che feriscono il prossimo e danneggiano la produttività aziendale” e che “regolarmente si comporta(no) male a prescindere dal tempo e dal luogo”.

Il problema è che la stragrande maggioranza delle aziende li ignora, li tollera o addirittura li incoraggia, convinti che la prepotenza sia sintomo di leadership (un po’ tipo il maschio alfa nel branco). Invece Sutton dimostra che gli stronzi sono assolutamente dannosi per le aziende, soprattutto quando si trovano in posizioni di potere: aumento del numero di persone che lascia il lavoro e parallelo calo dell’attaccamento all’azienda da parte delle vittime che decidono di restare; perdita di efficienza e distrazione dei lavoratori dai veri obiettivi, perchè tutte le loro energie sono dedicate all’autodifesa invece che alla collaborazione; diminuzione della capacità di iniziativa a causa della paura; assenteismo e, nei casi più estremi, costi diretti per corsi, cause, consulenti... Particolarmente toccante mi è sembrata questa descrizione: “l’impatto (dello stronzo) sull’organizzazione nel suo complesso, o sulla sua capacità di rispondere ai bisogni interni ed esterni” era “pesante. Le comunicazioni si riducevano ad e-mail scritte per pararsi il culo, lunghi e dettagliati promemoria e riunioni piene di testimoni (…) accordi sottobanco tra quei pochi che si fidavano l’uno dell’altro...”
Mah, ho come un dejà-vù...

Sutton arriva addirittura a calcolare il costo degli stronzi (chissà se potessimo inserirlo nel cruscotto...) e suggerisce alle ditte di disfarsene o metterli in condizione di non nuocere perché, anche nei casi in cui si tratta di persone intelligentissime ed efficienti, costano comunque più di quanto non fruttino. Ecco una frase che vorrei affiggere su tutti i muri: “i top manager non sono superstar o esseri superiori” e ridurre la differenza fra i loro super-salari e quelli dei comuni dipendenti porterebbe tutta una serie di ripercussioni positive in efficienza e qualità, oltre che nell’attaccamento dei dipendenti all’azienda, perché “quando le differenze tra le persone (…) ai vari livelli della scala gerarchica vengono sottolineate ciascuno tira fuori il peggio di sé (…), si trasformano in bastardi spietati che non guardano in faccia a nessuno pur di salire qualche gradino nella gerarchia e buttar giù un rivale”.

L’autore propone alcuni test di valutazione, ed una lista (la sporca dozzina) di azioni/comportamenti abietti che solitamente caratterizzano il comportamento dello stronzo patentato.

Ho fatto il test e con orrore, ma anche una punta di perversa soddisfazione, mi sono accorta che ultimamente, solo ed esclusivamente nei confronti del mio collega stronzetto, mi sto comportando male, maluccio, malino (un po’ passivo-aggressiva, emano ostilità latente, che si manifesta nel fatto che tendo a non parlarci, non guardarlo, evitarlo più che posso). La vendetta è dolce perché lo ripago sul suo stesso terreno, ma anche un po’ inquietante... Prima però che mi mettessi a gridare “OHMMMIODDDIO, sono diventata un mostro” e battermi il petto, è arrivato Sutton in mia difesa, in quanto lui prevede che ”l’esposizione prolungata alle prepotenze tende a trasformare le vittime in stronzi” perché “la stronzaggine è una vera e propria malattia contagiosa”. Ohmmmioddddio, sono stata contagiata!!!

Ma in fondo, come dice l’autore, a tutti capita di fare gli stronzi almeno una volta nella vita, l’importante è riconoscerlo e controllarlo: “ammettere che sei uno stronzo è il primo passo”. Inoltre, prosegue Sutton, “il miglior indicatore del carattere di ognuno è la differenza tra il modo in cui tratta i potenti e il modo in cui tratta le persone qualunque”: se il vero stronzo è colui che attacca solo i soggetti più deboli allora evviva, ho già risposto per le rime a tanti di quei dirigenti che praticamente ho un piede nella fossa, ma la mia anima è salva!!!

Fondamentale comunque ripassarsi di tanto in tanto il capitolo 4, “Come tenere a bada il proprio stronzo interno”, ed il 5, “Nel regno degli stronzi: piccoli consigli per sopravvivere” (il titolo aggiunge: “in ufficio”, ma credo che la regola possa valere per tutti i campi della vita, perché di stronzi è pieno il mondo!)

A testimonianza di come l’argomento sia preso seriamente negli USA, hanno perfino inventato lo stronzomentro (jerk-o-meter), un aggeggillo che si può attaccare al telefono per valutare vari elementi (stress, empatia e “fattore complessivo di stronzaggine”). Purtroppo, non è in vendita...

PS:
un'altra recensione si può leggere qui.

13 commenti:

maddeche ha detto...

eh ma quello è un bestseller!

ma qualche volta si diventa stronzi perchè incompetenti e qui la colpa è dell'azienda o dello stronzo di turno che ha promosso quando doveva bocciare

cmq la mia regola per gli stronzi è il distacco, una cosa che li fa impazzire

se poi sai usare le mani per sottolineare convincentemente quello che dici, li confondi, perchè non sanno interpretare due piani di comunicazione distinti e vanno in crash

Fabry ha detto...

La "stronzaggine" è come un virus, passa da individuo a individuo contagiando.....
...c'è anche chi ha letto il libro e non ha capito!

Sere ha detto...

Maddechè c'hai ragione, come sempre, il problema è che io so' focosa e le mani le userei per sottolineare le mie argomentazioni in modi forse poco ortodossi (ma sicuramente soddisfacenti)!

@ fabry: insinui? no no, io ho ammesso il contagio e fatto molta autoanalisi... ;)

La cosa più bella è che ho visto per la prima volta questo capolavoro circa un anno fa, quando il mio collega "stronzetto" con estrema nonchalance l'ha proposto e portato come regalo al capo... A momenti "scappottavo" dalla sedia...

Fabry ha detto...

Serola non mi riferivo a te. Manco ti conosco, ma puoi immaginare a chi mi possa riferire.
Buona giornata

Anonimo ha detto...

Cosa aspetti a farti promuovere "numero 1"...ormai è ora..

Sere ha detto...

@ Fabri: era una battuta ;)

@ anonimo: la vedo dura, durissima... non sono nè abbastanza stronza nè abbastanza ammanicata nè abbastanza leccakul...

PUSKIN ha detto...

bel blog complimenti! Magari domani ti aggiungo ai preferiti del mio! Ciao!!!

Sere ha detto...

Grazie Puskin, molto gentile! Credo potresti trovare interessanti anche i vari forum in cui si diletta marito, accanito pescatore! Ciaooo
Sere

Anonimo ha detto...

grazie del link e della visita, allora consiglio anche quest'altro libro, davvero interessante Il Lavoro fa schifo,ecco dove l'ho recensito:
http://pollicino.blogosfere.it/2008/09/il-lavoro-fa-schifo-un-metodo-per-migliorare-il-lavoro-e-semplificare-la-vostra-vita.html, ciao e complimenti per il blog!

Anonimo ha detto...

Prestami il libro sennò ti hackerizzo il blog... (per favore)

(che punteggio di stronzità raggiunge questa intimazione mascherata da domanda simpatica)?

Sere ha detto...

Vercellik, tu mi hackerizzi il blog comunque... ;)
Comunque controlla la tua mail...

Anonimo ha detto...

Lo sai che non rispondere ad una domanda in ambito lavorativo è considerato mobbing?

Nella mia mail c'è un virus, me l'hai mandato tu? che dolce...

Sere ha detto...

nooo, un virus? ma dai, scherzi vero? dimmelo dai perchè sennò... azz... sono infetta...