Da oggi, terminata la tornata elettorale, potrebbero esserci alcune rivelazioni interessanti. Forse non avremo solo la conferma ufficiale che Kakà, dopo mille smentite, è stato ceduto al Real Madrid (con buona pace dei tifosi-elettori): secondo un articolo dell’economista Tonino Perna, docente di sociologia economica all’Università di Messina, potremmo assistere ad un clamoroso peggioramento delle notizie sullo stato di salute del nostro sistema bancario!
Effettivamente, a credere alle rassicurazioni del nostro Governo, il sistema bancario italiano sarebbe pressoché l’unico, in un contesto di crisi finanziaria mondiale, rimasto solido ed immune da rischi. Parola di Berlusconi, che ha più volte smentito perfino il proprio Ministro dell’Economia Tremonti. Insomma, l’Italia sarebbe una (pen)isola felice in un mare tempestosissimo, in cui i sistemi economici occidentali sono naufragati (mi riferisco all’Islanda in bancarotta ed alle repubbliche baltiche ad un passo dal baratro) oppure navigano in pessime acque, mentre i rispettivi governi cercano di correre ai ripari con piani di nazionalizzazione e/o massicci investimenti di denaro pubblico.
Da noi va tutto bene perché, a detta del Premier, gli italiani sono grandi risparmiatori. E sia, ammettiamo pure che c'abbiamo il braccino corto... ma è possibile, si chiede il prof. Perna, che le nostre siano le uniche banche non contaminate dai cosiddetti Titoli Tossici? Viviamo su un altro pianeta? Forse no, visto che i titoli tossici li hanno trovati un po’ dappertutto anche in Italia, persino nei fondi pensione e negli investimenti che hanno portato interi comuni sul lastrico.
Secondo l'economista, l’Italia non è affatto immune dalla crisi finanziaria mondiale, ma le istituzioni cercano di minimizzare perché il nostro, come tutti i sistemi economici capitalistici (basati sul debito), sopravvive finché non viene meno la fiducia dei risparmiatori nelle Banche e nella capacità dello Stato di far fronte ai debiti (onorando, per esempio, il pagamento dei Bond). Se risparmiatori ed imprese perdessero questa fiducia ed agissero di conseguenza (ritirando i risparmi, evitando nuovi debiti od ulteriori investimenti) il collasso sarebbe inevitabile, perché né le Banche né lo Stato, con un debito sul PIL forse superiore al 108%, hanno i fondi necessari a mantenere in piedi il sistema. Anche il Commissario Europeo Almunia ha recentemente espresso preoccupazione per la tenuta finanziaria di Italia, Grecia ed Irlanda, a causa proprio dell’enorme debito pubblico di questi paesi.
Negare l’evidenza a lungo andare diventa difficile, e quindi già ad aprile il prof. Perna sosteneva che, non appena fosse finita la sfida elettorale (e la necessità di tutelare la fiducia degli elettori), si sarebbe infine ricominciato a parlare, seppur cautamente, di crisi economica. E toh, subito oggi si legge un intervento del Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, che chiede maggior trasparenza per superare la crisi ed interventi per una riduzione del rischio sistemico!
Incredibbile ammisci! Che tempismo!
PS:
il prof. Perna parla anche della Banca d’Italia, quell’organismo pubblico che dovrebbe controllare tutte le banche private ma che, in realtà, è posseduto al 94.6% proprio dai maggiori istituti privati (in testa Intesa-SanPaolo, Unicredit, Ass.Generali ecc ecc): il supervisore in mano ai sorvegliati!
Stando così le cose, si capisce come in Italia il sistema bancario fosse assolutamente fuori controllo già prima della crisi, e come si sia arrivati a truffe incredibili tipo Parmalat, Cirio e tutti gli altri casi in cui i piccoli risparmiatori hanno fatto le spese di un sistema già malato.
Se si considera inoltre che il Governatore della Banca d’Italia agisce in accordo col Governo, si aprono altri inquietanti scenari: un politico-imprenditore che da le direttive ad una superbanca pubblica controllata da grossi interessi privati... cos'altro potrà succedere ancora?
La pupa e il secchione
2 mesi fa
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