mercoledì 17 ottobre 2007

Dalai Lama, perchè lo fai?


"Be kind whenever possible. It is always possible."


Questa è una delle frasi che meglio illustrano l'atteggiamento di Tenzin Gyatso (Kundun per gli amici), il 14° Dalai Lama, reincarnazione di Avalokitesvara (il Buddha della Compassione, ho studiato, eh?), in esilio dagli anni ‘50 e vincitore del Nobel per la Pace nel 1989.


Colui che riceverà oggi un premio dalle impurissime mani di G.W. Bush. Ohssssantocielo...


La Cina, che occupa militarmente il Tibet, s’è un po’ inca**ata per quella che ha definito "una madornale ingerenza negli affari interni cinesi". Infatti per loro il Dalai Lama non sarebbe un capo spirituale, ma un sovversivo dedito ad attività secessionistiche…


Vorrei sorvolare sul fatto che evidentemente il governo Cinese si tappa le orecchie ogni qual volta il mite Gyatso apre bocca, visto che è universalmente annoverato fra i massimi esponenti viventi della non violenza. Forse i successori di Mao ritengono che quei pirloni di svedesi gli hanno dato il premio nobel per la pace come segno del loro inguaribile senso dello humor…


Ma l’idea che questo Oceano di Saggezza (la traduzione di Dalai Lama) accetti un’onorificenza da Sua Maestà Interventista G.W. Bush, l’uomo più pericoloso sulla faccia della terra (lui sì dotato di mooooolte armi di distruzione di massa) , dandogli così l’occasione giusta per giocare un po’ a braccio di ferro con i rossi visto che è un po' che non litiga con loro, mi fa un po’ tristezza…


Caro Dalai Lama, lo so che lei sfrutta ogni occasione per riportare alla ribalta il dramma del Tibet, e che tutto quello che ottiene dai “grandi” della terra lo usa nella sua Fondazione dedita alla promozione della pace e dell’etica (e dell’etica della pace) mondiali, ma stavolta non poteva lasciar perdere?

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